
Era un giorno come un altro. Il sole brillava spavaldo, gli uomini si dibattevano freneticamente su un sasso sperduto nel vuoto chiamato Terra e nessuno poteva immaginare che quel giorno sarebbe iniziata la rivoluzione. La crisi aveva ormai distrutto l'economia mondiale, banchieri e imprenditori avevano giocato col fuoco scatenando forze rabbiose, cieche, distruttrici.
I piccioni non tolleravano più questa situazione. Imborghesiti da secoli di benessere dovuto agli ampi, ricchi e gustosi avanzi dell'uomo, ora subivano la crisi più di qualunque altro essere vivente.
Erano finiti i tempi delle pantagrueliche orge mangiarecce nei cassonetti dell'abbondanza.
La fame e la rabbia camminano a braccetto e così quella mattina se qualcuno avesse potuto tradurre il tubare dello stormo di piccioni in assemblea sulla statua di Garibaldi, avrebbe sentito urla inneggianti alla rivoluzione, i piccioni erano decisi, a pagare il prezzo della crisi sarebbero stati gli avidi umani.
Fu così che un'umanità ormai stanca e logora si ritrovò ricoperta di merda.
Infrastrutture, eserciti, media, ospedali, tribunali, parlamenti, banche, fabbriche, scuole e tutto il consorzio umano si ritrovò distrutto da una marea di cacca bianca e appiccicosa.
I piccioni divennero i padroni del mondo e dall'alto della loro bontà permisero agli umani di nutrirsi degli scarti della loro società.
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